venerdì 18 dicembre 2009

Notti d'Africa

Sono lunghe le notti d'Africa.
Disteso sotto la cappa della zanzariera, che sembra opprimerti ancora di più d'umidità e caldo soffocante che anche stanotte non darà tregua a nessuno, fino a che la prima brezza dell'alba non soffierà dolce e leggera sui corpi di uomini e bestie che l'hanno attesa pazienti e potranno godersi il premio e le ultime ore di sonno, sfiorati da un velo di refrigerio.
Molti anche questa notte hanno deciso di passarla all'esterno, posando un materasso o una branda sotto un tetto di stelle, spettacolo che ipnotizza e distoglie il pensiero dalla canicola notturna, prezioso dono che l'Africa fa a chiunque alzi il naso al cielo e resta ammutolito dallo spettacolo celeste che incanta e fa sentire minuscoli.

Non sono silenziose le notti d'Africa;
Se attento ti metti in ascolto puoi sentire i tamburi che lontani e vicini si richiamano. Suoni che risalgono direttamente dal profondo della notte dei tempi ed esorcizzano la paura del buio e del silenzio che da sempre accompagna l'uomo.
Moderna controparte, lo scordato ritmo dei motori a scoppio dei generatori che mantengono accese le poche luci della città, difendendola dalle tenebre che altrimenti l'avvolgerebbero come un manto.
E poi finalmente la notte prende il sopravvento, gli uomini ripongono i tamburi e il poco carburante finisce improvvisamente, lasciando che uno dopo l'altro i motori tossiscano morenti mentre le lampadine inesorabilmente cedono alla sete del prezioso combustibile.
Ma la notte è comunque animata dai tanti altri rumori che ti permettono di non affogare in questo buio troppo nero per i nostri occhi europei.
Il singolo latrato di un cane disturbato da qualcosa diventa l'immediato segnale per un concerto che si insegue e si richiama dal centro della città fino ai villaggi più lontani e dispersi nella savana.
Da una capanna il pianto di un bambino nervoso e sfinito dal sonno, consolazione che il caldo non vuole concedergli ed i colpi di tosse provenienti dall'accampamento dei tubercolotici, sconquassati dal male che li ha colpiti.
Poi voci, grida, uccelli notturni che lanciano il loro lugubre richiamo e lo zampettare dei topi che si rincorrono sulle lamiere del tetto, il tutto che si fonde in un suono che si mescola e diviene forma onirica e colore, mentre la stanchezza prende il sopravvento e la veglia si trasforma in sonno.

E finalmente l'alba riporta la luce su un mondo che fino a pochi attimi prima era dominato dall'oscurità e come una sveglia naturale la vita riparte dal punto in cui le tenebre l'avevano congelata la sera prima;
Donne seminude allattano neonati accucciate fuori dalla loro capanna mentre ragazzini appena adolescenti liberano dagli steccati le magre bestie dalle immense corna.
Uomini che silenziosi partono per chissà dove o per trovare anche oggi qualcosa per sbarcare il lunario ed altri che messo in spalla l'onnipresente Kalashnikov, fedele compagno, tornano alla caserma a cui sono assegnati.
I pozzi si animano di donne e bambini con secchi colorati, mentre pazienti attendono il loro turno per attingere la loro razione d'acqua e chi ha già terminato se ne va con il prezioso carico elegantemente in equilibro sul capo. Sgangherate biciclette cariche all'inverosimile combattono per mantenere il precario equilibrio, sobbalzando tra solchi e buche che la stagione delle piogge ogni anno lascia in eredità al periodo della secca, mentre il capriccio di capre e pecore decide quando e se liberare la carreggiata.

L'Africa lentamente riprende vita, colore e profumo. Come un lento formicaio la città riparte senza fretta, il fumo dei tanti fuochi si confonde alla polvere rossa alzata dalle ruote di possenti camion che passata la notte al sicuro di un centro abitato, ripartono per chissà dove, carichi oltre qualsiasi limite e logica di gente, animali e merci che si stipano in ogni spazio libero.
Il mercato comincia ad affollarsi di venditori che espongono le loro merci colorate e tutte uguali e di bottiglie impolverate di bibite e liquidi d'ogni sorta.

L'Africa è tutto questo; Una grande ameba chiassosa e colorata che pulsa e si muove ad un ritmo slegato dal tempo, per lo meno come noi possiamo concepirlo, ma una volta che ti attira ed ingloba in se, difficilmente si riesce a sfuggirle e comunque il suo marchio può restarti impresso per sempre.
FAbrizio

Nessun commento:

Posta un commento