mercoledì 3 marzo 2010

Sudan infuocato

I giorni delle elezioni per il sud Sudan si avvicinano rapidamente e la tensione prevista già da tempo, puntuale inizia ad alzarsi come una febbre malarica che in un attimo diventa un fuoco rovente e brucia e porta dolore.
Ma forse non ci si aspettava certo che anche le vacche ci mettessero del loro per agitare le acque.

Proprio il bestiame invece, vero ed unico capitale del popolo Dinka è stato il motivo che ha acceso i focolai di scontri degli ultimi giorni e proprio intorno alla cittadina di Tonj.

Hanno atteso il favore delle tenebre gli uomini giunti dai dintorni di Chiubet, un villaggio ad una cinquantina di km da Tonj prima di attaccare i cattle camps, i punti di raccolta in cui viene tenuto tutto il bestiame e con un rapido colpo di mano hanno eliminato i pastori di guardia e dopo averne radunate più di ottocento si sono avviati lungo la strada che li riportava ai loro villaggi con il ricco bottino al seguito. La reazione da Tonj non si è fatta attendere e dopo aver radunato gente comune e soldati risvegliando l'intera città a colpi di Kalashnikov, gli uomini sono partiti all'inseguimento, venendo in contatto poche ore dopo e causando parecchie vittime sia tra gli uomini che tra i soldati che in teoria avrebbero dovuto cercare di interporsi tra le fazioni.
Ma per il bestiame nulla da fare, cosa che il giorno successivo ha scatenato nuovamente l'ira degli uomini di Tonj che già dalla mattina hanno cercato di riarmarsi e ripartire alla volta di Chubet, ma stavolta i soldati sono intervenuti immediatamente, sparando a casaccio per tutta la giornata e costringendo tutti, noi compresi a rimanere nelle proprie abitazioni, ma nonostante questo a sera si contavano almeno tre vittime cadute sotto i colpi intenzionali o meno dei soldati.
Anche intorno a Chubet la situazione però non era migliorata, infatti gli stessi uomini che il giorno prima avevano rubato il bestiame si sono poi divisi in fazioni per spartirsi le mandrie, cosa trasformatasi rapidamente in scontri armati tra clan causando tra le varie conseguenze anche l'impossibilità di utilizzare in sicurezza la strada tra Tonj e Rumbek.

Tutta la situazione ha ovviamente generato una escalation di violenze che nemmeno l'esercito è ancora riuscito a sedare, costando anzi parecchie vittime anche alle truppe governative finite più volte in imboscate che li ha obbligati a ritirarsi a volte senza riuscire a riportare a casa nemmeno i corpi dei compagni caduti e facendo aumentare l'ira tra i militari.
Nel frattempo anche da altri villaggi del Sud Sudan giungono notizie di cattle camps attaccati e di villaggi bruciati con decine di vittime tra i civili dovute alla reazione spesso sproporzionata dell'esercito come ritorsione ai soldati uccisi.

Se gli uomini del governo Sud Sudanese non interverranno al più presto per sedare quelli che per ora sono ancora semplici focolai, prima che diventino un vero incendio, le tanto attese e temute elezioni potrebbero nella migliore delle ipotesi rivelarsi un fiasco ancor prima di cominciare o nella peggiore un bagno di sangue tra fazioni che sono ancora legate più al proprio bestiame che alla possibilità di diventare finalmente uno stato indipendente.

Dopo cinque anni dagli accordi di pace si sta rapidamente avvicinando l'ora fatale del referendum che nel gennaio 2011 dovrebbe sancire la separazione tanto attesa tra nord e sud, ma se le premesse sono queste e non si trova rapidamente una via d'uscita, forse a decidere non saranno i voti della gente ma di nuovo le armi ed i cannoni.

FAbrizio