mercoledì 13 gennaio 2010

Africa & Media


Strano sentirsi per una volta al centro della notizia ed allo stesso tempo impotenti testimoni dei fatti che avvengono in questo paese.
I primi giorni dell'anno sui Media internazionali rimbalza la notizia di scontri con centinaia di vittime nella città di Tonj nel sud del Sudan. Poche ore prima la Radio di Juba contatta telefonicamente proprio la nostra missione per avere informazioni a riguardo. La nostra risposta negativa probabilmente però non piace ai giornalisti della capitale, che in parte per sensazionalismo ma soprattutto per sostenere il crescente clima di tensione che, per la gioia di Khartoum, nell'ultimo periodo fomenta l'instabilità di questo già agitato paese, decidono di pubblicare la notizia. I Media internazionali, dalla BBC alla Reuters rilanciano con stupefacente rapidità l'allarmante avvenimento che incredibilmente appare perfino su qualche giornale italiano, di solito così distratto riguardo agli avvenimenti africani..
Solo molte ore dopo si scopre che in verità gli incidenti ci sono pure stati, purtroppo anche con parecchi morti, ma per motivi tribali legati a furti di bestiame, in villaggi in remote zone a est di Tonj. Situazione che purtroppo si ripete da secoli e che sicuramente non per questo può essere giustificata, ma certamente analizzata sotto una luce ben diversa da quella offerta dagli organi di informazione.
Nel frattempo però “sbadatamente” nessuno qui sembra accorgersi che a poco più di un centinaio di km da qui e a poche ore dalla città di Juba un intero villaggio è stato completamente raso al suolo dai militari del governo di Khartoum, come rappresaglia ad un'imboscata in cui 18 soldati hanno perso la vita, uccisi da alcuni uomini del villaggio di Akot furiosi per la morte di due civili ammazzati il giorno prima dell'esercito.
Akot ora non esiste più ed al suo posto resta solo un cumulo di macerie fumanti, probabilmente molti morti e feriti e gente terrorizzata in fuga.
Ovviamente la notizia è passata sotto omertoso silenzio da parte di tutti, dal Sudan all'Europa!

FAbrizio