domenica 11 aprile 2010

Election days


Giornata infuocata quella di oggi per il Sudan che si appresta ad andare a votare per le elezioni presidenziali.
E non solamente per il sole a picco e gli oltre 40 gradi che colpiscono come un maglio, ma soprattutto per la tensione, che come la temperatura, sale esponenzialmente col passare delle ore.
Agitazioni e problemi erano ampiamente previsti, soprattutto nel sud Sudan che con queste elezioni si avvia alla seconda tappa del percorso previsto dagli accordi di pace del 2005 per arrivare poi nel gennaio prossimo al referendum che sancirà l'indipendenza del sud da Khartoum.
L'unica incertezza riguardava le modalità ed i motivi dell'agitazione prevista per le prossime ore. Ma è bastato fare un rapido giro dei seggi nelle prime ore del mattino per capire che qualcosa non andava. Centinaia di elettori infatti, recandosi alla stazione elettorale a loro assegnata non hanno trovato il proprio nome nelle liste, nonostante avessero ottenuto pochi mesi prima la tessera elettorale consegnata durante la campagna nazionale di registrazione. E la sola indicazione che i giovani incaricati ai seggi sanno dare è tentare in un'altra delle stazioni elettorali presenti nel villaggio, sperando che il proprio nome sia finito per un disguido in quella lista, con l'ovvio risultato di un'inutile quanto nervosa transumanza di elettori tutt'ora a caccia del proprio nominativo.
Ma incredibilmente, centinaia di potenziali votanti sembrano misteriosamente scomparsi dagli elenchi di registrazione, impedendo cosí a moltissimi elettori di esercitare il proprio diritto; Così, dopo un'estenuante caccia al proprio seggio, molti rinunciano tesi e scoraggiati.
La parola complotto inizia già a passare di bocca in bocca e nessuno è disposto a credere all'errore. Lo stesso ministro delle finanze del GoSS, il governo ombra sud sudanese, organo che si prepara ad assumere pieni poteri dopo la secessione dal nord, si trova nella stessa situazione di molti suoi concittadini e da stamattina è a caccia del proprio nome e di quello di quindici persone del suo clan, misteriosamente scomparsi dalle liste elettorali del proprio villaggio.
Rimangono ancora due giorni per poter votare e per cercare quindi di dare la possibilità a tutti gli elettori estromessi di dare la loro preferenza, ma gli uomini del SUNDE, l'organo scelto da Khartoum per sorvegliare sul regolare svolgimento delle elezioni sembrano piuttosto in difficoltà e senza una vera risposta o soluzione da dare alla gente, mentre SPLM, il partito del presidente Salvakir, che nel sud Sudan dovrebbe vincere a mani basse inizia già ad agitare le acque, per mezzo dei suoi uomini sparsi un po' ovunque sul territorio ed a gridare a brogli e sabotaggi che sebbene siano abbastanza evidenti, non necessitano di ulteriore pubblicità, a meno che non si voglia accendere la miccia troppo presto.
Dalla visita, un paio di settimane fa, del presidente Salvakir nei villaggi del sud Sudan sembra passato già un secolo.
Il suo arrivo atteso per due giorni ed una folla in tripudio che gli ha riservato un'accoglienza degna di colui che ormai tutti considerano formalmente l'unico presidente, sembra già un avvenimento fuggito via nel fiume di parole spese in questi ultimi giorni e il suo comizio nella piazza stracolma, pieno di promesse di un futuro di pace, progresso e sviluppo per tutto il sud Sudan dal momento in cui il referendum sancirà la secessione del prossimo anno, riascoltate ora risultano solo parole al vento, mentre la realtà è ben diversa.
Le armi hanno parlato in tutti i villaggi fino a pochi giorni prima del voto e i continui scontri fra clan per il possesso di bestiame, l'unico vero valore del popolo Dinka vanno ad aggiungersi al caos elettorale che sta venendo a galla in queste ore e che potrebbe essere l'ennesima scintilla per nuovi incidenti e nuove violenze, incubo di una popolazione ormai allo stremo ma probabile desiderio proibito di chi a Khartoum spera in questa maniera di ritardare referendum e secessione dal sud e dai suoi ambiti pozzi petroliferi.
Fabrizio Minini

Nessun commento:

Posta un commento